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Iliad alla Camera: limiti di emissione, sviluppo della rete, mercato fisso e sicurezza delle Simbox

Anche Iliad Italia ha partecipato oggi, 5 Febbraio 2019, a un’audizione per il 5G, come TIM, Wind Tre, Vodafone, Fastweb e Open Fiber nelle scorse settimane. A rappresentare l’azienda, il giovane CEO, Benedetto Levi.

Levi introduce l’azienda sottolineando come le audizioni costituiscano un’opportunità molto preziosa per riunire gli stakeholders su temi così delicati come quelli del futuro delle telecomunicazioni.

Dopo una breve presentazione del nuovo operatore, il CEO sottolinea i rapidi traguardi raggiunti in Italia in termini di SIM attive e gli sforzi in termini occupazionali, con 140 punti vendita e  12 uffici in Italia, che impiegano oltre 300 dipendenti diretti a fine 2018.

I prossimi passi seguiranno le orme già tracciate: il focus di Iliad resterà l’innovazione, ma per fare ciò, anche secondo Levi, occorre che il quadro legislativo vigente possa favorire gli investimenti messi in campo.

Si fa dunque riferimento ancora una volta ai limiti di emissione, che rischierebbero di costituire un grave freno per tutti, ma soprattutto per Iliad, il nuovo entrante, che deve confrontarsi con alcune aree ormai parzialmente sature.  In tal senso, Benedetto Levi fa anche leva sul recente parere dell’AGCM, che ha considerato l’eccessiva regolamentazione e l’eterogeneità dei processi burocratici come serie minacce per lo sviluppo del 5G.

“L’anticipo giocato dall’Italia per l’aggiudicazione delle frequenze non va vanificato dai limiti delle emissioni”, prosegue Levi, e la partita va giocata ad armi pari tra tutti i competitors.

Inizia poi la fase dedicata alle domande dei componenti della Commissione.

Per quanto concerne lo sviluppo della rete, la volontà nel medio termine di Iliad è quella di non rimanere in roaming su tecnologie obsolete per avere una rete 5G, ma offrire tutti i tipi di tecnologie presenti, dunque anche 3G e 4G, nella propria infrastruttura. Tuttavia, riallacciandosi al tema precedente delle emissioni, Levi sostienevche in certe zone particolarmente dense, il fondo elettromagnetico, ovvero la quantità di emissioni già in essere, risulta saturo, a causa del suo basso volume. Dunque, talvolta risulta impossibile o molto poco agevole emettere le frequenze di cui Iliad ha bisogno per la sua espansione autonoma.

Una seconda domanda, partendo dalle infrastrutture in generale, fa riferimento al mercato del fisso. Iliad, risponde il CEO, è stata lanciata per entrare nel mercato mobile e i suoi sforzi commerciali e di sviluppo dell’infrastruttura saranno legati ancora al mobile. Ovviamente, nel medio termine diventare un operatore convergente, come il resto dei grandi operatori italiani, sarebbe una scelta quantomeno sensata, ma attualmente non è ancora la priorità, come già affermato in precedenza.

Ma nel caso in cui Iliad volesse effettivamente puntare anche sul fisso, un modello wholesale only come quello di Open Fiber resterebbe la scelta migliore, così da poter entrare nel mercato grazie a un operatore non discriminatorio.

Si fa poi riferimento all’impatto di Iliad nel settore. Riferendosi alle conseguenze nella concorrenzialità delle telecomunicazioni, sia in Italia che in Francia, Levi fa riferimento all’importanza della spinta di un nuovo operatore per stimolare gli investimenti infrastrutturali.

Dal canto suo, i valori di trasparenza e semplicità sono considerati come un aspetto premiante, che permetterà a Iliad di costruire qualcosa di solido nel lungo termine. Ma se è vero che l’ingresso di Iliad permetterà di mantenere il settore in salute grazie ai suoi nuovi investimenti, è altrettanto innegabile che la spinta competitiva nei confronti degli altri attori del mercato ricoprirà un ruolo primario.

In tema di sicurezza e tutela della salute dei cittadini, Iliad si aspetta che la Commissione possa ascoltare nelle sue audizioni anche esponenti del mondo scientifico e sanitario. Ma il contributo degli attori dell’industria delle telecomunicazioni serve a suggerire che, anche rientrando in limiti cautelativi, lo Stato possa spingersi un po’ oltre per garantire un’agevole diffusione dei servizi 5G.

Non si tratta di una sfida con lo Stato, puntualizza Levi, ma di una proficua collaborazione per il bene del settore e dei cittadini.

Una domanda interessante del Presidente della Commissione fa riferimento alla distribuzione dei due milioni di SIM attivate in soli 100 giorni.

E a questa domanda, si aggiunge quella di un membro della Commissione che chiede se Iliad ha superato i problemi relativi alla procedura di acquisto della SIM.

Presidente della Commissione: nei primi 90 giorni avete raggiunto la quota di 2 milioni di clienti, ma con questa cifra si intendono le SIM attivate o i clienti distinti, che magari hanno acquistato più SIM? Vorrei inoltre capire se avete un’idea del tasso di retention, cioè di quanti clienti abbiano utilizzato il vostro ingresso nel mercato per ottenere condizioni più vantaggiose attraverso la portabilità dell’operatore che utilizzavano precedentemente.

Benedetto Levi: per quanto riguarda i numeri annunciati, confermo che i 2 milioni di utenti nei primi 100 giorni sono tali sia che si consideri il numero di SIM, che gli utenti. Abbiamo superato i due milioni e la stragrande maggioranza degli utenti hanno attivato una sim, quindi di fatto i numeri sono paragonabili. Per quanto riguarda la retention, noi abbiamo scelto di non inserire nessun vincolo minimo di durata o costo di recesso dalle nostre offerte perché volevamo differenziarci da ciò che era presente sul mercato. Il modo in cui contiamo di trattenere i clienti, se posso utilizzare questo termine, è di contare sulla trasparenza, sulla serenità e sulla tranquillità. Questo è quanto abbiamo fatto fino ad ora, non cercare di trattenere utenti con artifici come penali o costi nascosti di recesso.

Per quanto concerne invece la modalità di distribuzione delle SIM, Levi puntualizza che il processo non è cambiato, in quanto è stato sempre conforme.

Le voci diffuse sono sempre state infondate, ma la conformità rispetto al decreto Pisanu è stata sempre garantita. A cambiare, dunque, è stato l’approccio delle Autorità, che dopo una serie di dibattiti avrebbero compreso come le tecniche di distribuzione di  Iliad non solo siano conformi, ma anche superiori agli standard precedentemente utilizzati.

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