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Fatturazione 4 settimane: c’è il rischio che tutto il mercato dei servizi crei la “tredicesima dei consumatori”

Giovedì 14 Settembre 2017 abbiamo trattato delle procedure sanzionatorie previste dall’AGCOM, in relazione alla volontà, di alcune compagnie telefoniche, di non rispettare le disposizioni previste da una delibera, (121/17/CONS) che prevede l’obbligo di fatturazione a cadenza mensile.

 

Ciò che, però, molti consumatori non conoscono è il fatto che la delibera, come dichiarato da Carlo De Masi, è stata impugnata da molte aziende telefoniche innanzi al Tar, il quale si pronuncerà a Febbraio 2018. A conti fatti, dunque, le politiche temporali, per quanto concerne la fatturazione mensile, sono praticamente nulle e le aziende continuano liberamente ad applicare la fatturazione a 28 giorni.

Il mancato rispetto della Delibera crea non pochi problemi e importanti rischi, di cui hanno trattato anche Carlo De Masi, il presidente Adiconsum nazionale, e Mauro Vergani, il responsabile telecomunicazioni di Adiconsum. Questi ultimi hanno esposto, soprattutto, i pericoli che crea un abbonamento con fatturazione ogni 4 settimane e, dunque, non ogni mese, come formulato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazione.

Le numerose compagnie telefoniche, che liberamente pongono tempiste personali di fatturazione ogni 28 giorni, infatti, generano una sorta di “tredicesima dei consumatori” che aumenta i costi dell’utente dell’ 8,6%, nel passaggio da 12 a 13 mensilità.

È stato proprio Mauro Vergani a sottolineare che la nuova mensilità crea, altresì, una restringente volontà, da parte dell’utente, di recedere dal contratto che, a sua volta, genera un tirannico vincolo di permanenza alla compagnia, nel caso specifico telefonica. Il cliente, inoltre, resta abbastanza confuso sul giorno di addebito del pagamento o del prelievo in caso di domiciliazione bancaria, il che non assicura tranquillità e, soprattutto, trasparenza. Il cliente, non conscio della data precisa, potrebbe anche rimanere senza denaro, esponendosi a commissioni applicate dalla banca.

I rischi, dunque, sono decisamente ingenti e non assicurano una linearità di pagamento, che verte solo a produrre complessi iter in cui l’unico a pagarne le conseguenze è il cliente, a vantaggio, però, delle compagnie telefoniche.

I vantaggi dati dalla fatturazione a 4 settimane, ottenuti dagli operatori telefonici, purtroppo, come anticipato nell’articolo di ieri, non rimangono un caso isolato nel panorama aziendale e commerciale. SKY, ad esempio, di cui ci siamo precedentemente occupati, sta già rimodulando i suoi clienti con la fatturazione ogni 28 giorni.

Carlo De Masi dichiara che, per abolire la prassi che sta prendendo piede, occorre un intervento legislativo tempestivo, al fine di disciplinare e chiarire con rigore i tempi minimi di fatturazioni. Si dovrebbero, inoltre, come asserito dal presidente, rafforzare gli strumenti sanzionatori che adesso sono per lo più inefficaci, nei confronti delle aziende. Ciò che tali ambigue politiche creano è un danneggiamento per il consumatore unito al rischio che tutto il mondo dei servizi in abbonamento possa pedissequamente seguire la “tendenza 4 settimane”. SKY è solo un primo esempio, ma speriamo resti isolato e venga, anch’esso, bloccato dall’intervento delle Authority preposte.

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