Lavoro

Abramo Customer Care chiede il concordato preventivo: timori per oltre 3000 lavoratori

Dopo l’istanza di concordato preventivo presentata da Abramo Customer Care al Tribunale di Roma, i sindacati hanno commentato lo stato di salute dell’azienda mostrando apprensione per i lavoratori.

L’istanza di concordato è stata presentata il 31 Ottobre 2020 e le segreterie nazionali di SLC CGIL, FISTEL CISL e UILCOM UIL sono state informate il 2 Novembre 2020.

Secondo Abramo Customer Care, il cambiamento della situazione è da attribuire a “un dietro-front da parte delle banche e della finanza” che avrebbero abbandonato il progetto industriale presentato solo il 29 Settembre 2020, il quale prevedeva appunto un importante afflusso di capitali per sostenere la capacità operativa del Gruppo.

Sin da subito i sindacati hanno mostrato preoccupazione per la continuità occupazionale di oltre 3.000 lavoratori tra Lazio, Calabria e Sicilia, annunciando la loro pronta attivazione per l’apertura di un tavolo di crisi al Ministero del Lavoro.

Abramo Customer Care

In una nota odierna, invece, le segreterie regionali della Calabria di SLC – CGIL, FISTel CISL e UILCom – UIL hanno evidenziato che l’istanza di concordato rappresenterebbe solo il passo conclusivo di un percorso di indebolimento dell’azienda iniziato già l’anno scorso.

La riduzione dei margini, secondo i sindacati, avrebbe infatti messo in luce già dal 2019 le debolezze dell’unico azionista e le gravi crisi di liquidità dell’azienda, che avevano assunto dimensioni troppo elevate rispetto alle rispettive capacità economiche.

Allo stato attuale, l’interesse delle organizzazioni sindacali è quello di garantire la continuità occupazionale evitando il fallimento e tutelando i lavoratori nel caso di eventuali cambi di appalto, tramite lo strumento delle clausole sociali.

Per questa ragione, le segreterie calabresi dei sindacati hanno auspicato che vi siano soggetti veramente interessati a rilevare e dare continuità agli asset produttivi della Abramo Customer Care, e che vengano tentate tutte le strade per tutelare i lavoratori. Per fare ciò, continuano i sindacati, potrebbe essere necessario da parte della proprietà un segnale di maggiore apertura per permettere che la realtà aziendale sopravviva.

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