TIM ha comunicato di aver ricevuto, oggi 20 Dicembre 2025, la notifica della sentenza della Corte di Cassazione che conferma in via definitiva la restituzione del canone concessorio richiesto per l’anno 1998, ponendo fine a un contenzioso avviato oltre vent’anni fa.
La Suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, confermando integralmente la decisione assunta dalla Corte d’Appello di Roma nell’aprile 2024.
Secondo quanto indicato, la somma dovuta è pari al canone originario, di poco superiore a 500 milioni di euro, a cui si aggiungono la rivalutazione monetaria e gli interessi maturati nel tempo, per un totale complessivo pari a circa 1 miliardo di euro.
La sentenza è immediatamente esecutiva e TIM ha annunciato che avvierà da subito le procedure per il recupero dell’importo riconosciuto.
Nel corso degli anni, sulla vicenda è intervenuta più volte anche la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha evidenziato il contrasto tra la direttiva europea sulla liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni e la normativa nazionale che aveva prorogato per il 1998 l’obbligo di pagamento del canone concessorio a carico dei concessionari del settore.
In particolare, nel 2020 la magistratura europea ha stabilito che il quadro normativo comunitario non consentiva a una normativa nazionale di prorogare per l’esercizio 1998 l’obbligo imposto a un’impresa di telecomunicazioni, precedentemente concessionaria come TIM, di versare un canone calcolato in funzione del fatturato.
Secondo la Corte, infatti, la disciplina europea permetteva esclusivamente la richiesta di pagamento dei costi amministrativi connessi al rilascio, alla gestione, al controllo e all’attuazione del regime di autorizzazioni generali e di licenze individuali.
Editing ZioTel
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