Asstel Forum Nazionale delle Telecomunicazioni 2022: rapporto sulla filiera TLC in Italia
Oggi, 14 Novembre 2022, in occasione del Forum Nazionale delle Telecomunicazioni 2022, Asstel, Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno presentato un report intitolato “Rapporto sulla Filiera delle Telecomunicazioni in Italia, edizione 2022“, elaborato dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano.
La presentazione si è tenuta presso la sala The Dome, dell’Università Luiss Guido Carli di Roma, alla presenza del Vice Presidente del BEREC, Konstantinos Masselos, del Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Claudio Durigon, del Sottosegretario al Ministero dell’Economia e Finanze, Federico Freni, del Sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti, del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e del Vice Presidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno.
Il Report ha evidenziato le dinamiche del mercato italiano e le prospettive future, riguardo i servizi per i cittadini, le imprese e le Pubbliche Amministrazioni, nonché l’importanza delle telecomunicazioni in Italia e a livello globale.
La presentazione è stata aperta da Massimo Sarmi, Presidente di Asstel Assotelecomunicazioni, che ha dichiarato:
La filiera TLC è strategica sotto tre aspetti: il valore sociale in termini di connettività̀ e servizi per la popolazione, il valore industriale grazie alla possibilità̀ di abilitare molteplici servizi per le imprese e la pubblica amministrazione, il valore economico generato.
Tuttavia, le dinamiche in atto nel mercato differiscono significativamente a seconda delle aree geografiche, a partire dalle abitudini diverse per l’acquisto di servizi digitali per i consumatori americani ed asiatici rispetto a quelli europei, e da una regolamentazione europea stringente che si riflette su una maggiore frammentazione del mercato.
La differenza di crescita del mercato europeo rispetto ad America ed Asia è particolarmente avvertita in Italia. Infatti, i ricavi del settore delle telecomunicazioni hanno registrato le maggiori riduzioni in Europa, pari ad un terzo del loro valore, passando da 41,9 mld di euro del 2010 a 27,9 mld di euro del 2021. L’andamento è da attribuirsi ad una dinamica competitiva forte, che ha portato a un calo dei prezzi del 33,3% dal 2011, e agli interventi sui prezzi regolati.
Da ultimo, aspetto non meno importante che incide sulla filiera è l’aumento del costo dell’energia. Nel 2021 i consumi hanno superato i 4,3 TWh e collocano il settore tra quelli a maggiore consumo. Tuttavia, poiché le telecomunicazioni non rientrano nella categoria dei cosiddetti settori energivori, non possono accedere alle misure specifiche ad essi dedicati. Peraltro, la costante sensibilità ai consumi energetici ha visto gli operatori investire importi significativi in soluzioni di efficienza, pari a 230 mln di euro.
Per sostenere e favorire lo sviluppo di un settore strategico come quello delle Telecomunicazioni, serve una politica industriale dedicata, portando avanti alcune misure già avviate in ambito europeo e integrandone ulteriori, quali ad esempio: l’introduzione di misure strutturali di mitigazione del costo dell’energia, l’IVA ridotta per i servizi digitali, l’adeguamento dei limiti elettromagnetici, la semplificazione amministrativa, l’assegnazione della banda alta 6 GHz e prevedere una partecipazione delle Big Tech agli investimenti necessari, laddove si trattasse di dover effettuare investimenti aggiuntivi a fronte di specifici incrementi di traffico.
Ha continuato Fabrizio Solari, Segretario Generale Slc Cgil, commentando:
I numeri confermano una tendenza in atto da almeno dieci anni, che dimostra plasticamente l’inefficienza dell’assetto del mercato nazionale delle TLC. Da noi, come nel resto del mondo, la domanda cresce stabilmente ma, a differenza del resto del mondo, non crescono i ricavi.
Una serie così prolungata di risultati negativi mette a rischio la tenuta sociale del settore, le condizioni di lavoro, i salari e oggi anche il flusso di investimenti necessari per tenere il passo dell’innovazione che è fattore abilitante per lo sviluppo della digitalizzazione.
Un ulteriore elemento che ci differenzia dal resto del mondo, Europa compresa, riguarda il tema complesso della rete, fattore quest’ultimo che ha condizionato e ancora condiziona un equilibrato sviluppo del business, e costituisce un ulteriore fattore di incertezza nel mercato. Le TLC anziché essere un motore dello sviluppo rischiano in Italia di diventare un fattore ritardante dell’innovazione.
E’ urgente intervenire, lo devono fare le parti sociali in un confronto serio, onesto e trasparente col Governo e con l’Autorità di regolazione (AGCOM). Senza un deciso cambio di rotta si rischia molto, e gli stessi rinnovi contrattuali che ci aspettano possono diventare un campo di battaglia dal quale nessuno potrà trarre vantaggio.
Alessandro Faraoni, Segretario Generale Fistel Cisl, ha aggiunto:
L’uscita dalla pandemia e successivamente l’aggressione dell’Ucraina, l’elevata inflazione e la crescita dei costi energetici devono comunque prevedere una forte accelerazione sugli obiettivi della digitalizzazione per garantire lo sviluppo e anche per difendere le risorse messe a disposizione dall’UE; implementazione della rete FTTH e 5G, connettività in tutte le aree del paese per il definitivo superamento del Digital Divide, sviluppo del Cloud, dei Big data e della Cyber Security e nuovi servizi digitali per le imprese e i cittadini con l’obiettivo di creare maggiori ricavi e marginalità sufficienti a sostenere gli investimenti e l’occupazione della filiera.
Se dovessimo fallire questi obiettivi ci troveremmo con una gravissima crisi delle Telco e dell’insieme della filiera, con ricadute drammatiche in particolare sul mondo dei CRM-BPO e degli appalti di rete.
In questo contesto è necessario che il nuovo governo indichi per le TLC un piano industriale di sviluppo che passi dal riassetto definitivo del settore e che preveda la tutela di tutti gli asset Industriali, dei relativi livelli occupazionali e delle professionalità. La parola d’ordine dovrà essere meno precarietà e più dignità.
Salvo Ugliarolo, Segretario Generale Uilcom-Uil, ha poi aggiunto:
Bisogna ripartire da un serio confronto tra tutti i soggetti compreso il Governo. Un settore strategico come quello delle telecomunicazioni non può rimanere privo di un dialogo costante con le istituzioni per affrontare i tanti temi causati dall’assenza di un dialogo costruttivo.
Cominciando dalla rete così come la questione dei cambi di appalto nell’ambito del mondo CRM che ancora oggi vedono, anche da aziende sotto il controllo dello Stato, il non rispetto delle tabelle ministeriali sulle gare così come il tentativo di indebolire “la clausola sociale”, che negli anni, ha garantito i livelli occupazionali.
Chiediamo al nuovo governo di aprire un serio confronto su questi ed altri temi che riguardano il settore, nella volontà di lavorare per accompagnare la trasformazione e l’evoluzione che questa importante realtà del nostro mondo industriale sta vivendo, con una forte attenzione al mondo del lavoro e alle persone che ci lavorano.
Infine, il Presidente di Asstel e i Segretari Generali delle Organizzazioni Sindacali di Categoria, hanno concluso, dichiarando:
Per far fronte ai processi di trasformazione del lavoro che attendono la filiera TLC è necessario sviluppare nuove conoscenze, competenze e puntare a investimenti sulla formazione permanente.
Sono questi i fattori chiave per contribuire allo sviluppo economico e sociale del Paese, dotando soprattutto i giovani delle skill necessarie, attraverso un dialogo costante con le Istituzioni scolastiche, accademiche e gli ITS Academy, per essere pronti al mondo del lavoro di oggi e di domani.
Abbiamo il compito di accompagnare il processo di evoluzione del lavoro e riteniamo che il futuro della filiera passi anche per la creazione di percorsi formativi permanenti, in chiave sia di upskilling sia di reskilling, con l’obiettivo di rispondere alle richieste del mercato in aree quali: Cybersecurity, Cloud Computing, Big Data, Intelligenza artificiale e Internet of Things.
La ripresa passa anche da un pieno sostegno da parte delle Istituzioni agli investimenti pubblici e privati in Ricerca e Sviluppo, dagli investimenti in formazione delle competenze e dal rafforzamento dell’istruzione professionale e STEM. Servono politiche attive ed educative rinnovate che guidino l’innovazione.
Inoltre, crediamo che il Fondo di Solidarietà Bilaterale TLC sia uno strumento essenziale, per contribuire al riequilibrio della Filiera offrendo soluzioni non più emergenziali, ma strutturali nell’ambito dei processi di trasformazione e transizione tecnologica e digitale. L’auspicio è che le Istituzioni ravvisino la rilevanza nazionale della filiera delle TLC per la digitalizzazione del Paese e riconoscano un supporto pubblico alle finalità del Fondo attraverso il ricorso a risorse nella prossima legge di bilancio.
Per questo auspichiamo un dialogo costante con le Istituzioni per dare forma a strumenti che rispondano concretamente ai bisogni dei lavoratori e delle imprese.
Secondo il Rapporto, il 2021 è stato un anno caratterizzato dalla crescita dei volumi di traffico dati fisso e mobile, rispettivamente del 15% e del 28%, ma anche da un peggioramento dei ricavi della filiera.
Questi ultimi, infatti, si sono ridotti di 0,6 miliardi di euro, raggiungendo i 27,9 miliardi di euro. In particolare, dal 2010 al 2021, i ricavi complessivi hanno registrato un calo del 33%, per il segmento mobile del 42% e le comunicazioni fisse del 24%.
Gli altri segmenti del settore mostrano invece dinamiche diverse, come ad esempio, un amento del 7% rispetto al 2020, dei ricavi complessivi di coloro che si occupano della realizzazione e gestione delle torri per le comunicazioni, per un valore di 1,8 miliardi di euro.
Il mercato dei fornitori di apparati di rete, sia in Italia che all’estero, registra invece un valore di 3,9 miliardi di euro con una crescita del 3%, nonostante il forte calo subito nel 2020, mentre la vendita dei terminali in Italia, sostenuta dall’aumento dei prezzi degli smartphone, vede una crescita del 6%, per un valore di oltre 300 milioni di euro e il mercato degli Operatori di Customer Management ha registrato una ripresa del 4%, per un valore di circa 2,1 miliardi di euro.
Proseguono, inoltre, gli investimenti degli operatori di telecomunicazioni per la realizzazione di reti a banda ultra larga, radio e in fibra, contando, nel 2021, investimenti per 7,2 miliardi di euro e incidendo, sul fatturato totale degli operatori, del 26%.
Il settore Telco si conferma come quello con il valore maggiore, nonostante il calo da diversi anni di ricavi e prezzi. Secondo il report, questi investimenti sono destinati a essere rilevanti, per raggiungere gli obiettivi del Piano Italia a 1 Giga e realizzare la rete 5G.
Secondo i dati DESI 2022, la copertura in Italia di reti VHCN (Very High Capacity Network) durante la metà del 2021, è cresciuta del 10,5% rispetto all’anno precedente, raggiungendo il 44%, che continua però a scontrarsi con la media europea del 70%, o del 50% se si considera solo la copertura in fibra e non quella di tipo docsis, in grado di trasmettere dati attraverso il cavo televisivo e assente in Italia.
Nel 2022, invece la copertura VHCN delle abitazioni è cresciuta di circa il 20%, raggiungendo nel mesi di Giugno 2022 un valore tra il 50% e il 60%.
Riguardo lo sviluppo delle reti mobili 5G, invece, sempre secondo le analisi DESI 2022, in Italia il 5G copre il 99,7% delle zone abitate, contro il 65,8% della media EU, presentando il Paese come quello con la maggiore copertura 5G in Europa, se si considera anche quella ottenuta con il Dynamic Spectrum Sharing (DSS), che permette di utilizzare in 5G lo spettro di frequenze del 4G.
Tenendo in considerazione, invece, solo la copertura 5G Non Stand Alone (NSA), che si basa sulle frequenze 5G ma sfruttando l’infrastruttura 4G già esistente, per la fine del 2021, l’Italia risulta tra gli ultimi paesi, con il 7,3% di zone abitate coperte.
A Settembre 2022, invece, la copertura in 5G NSA è cresciuta di circa il 70% rispetto al 2021, arrivando a coprire più del 60% della popolazione italiana.
Per quanto riguarda il saldo di cassa disponibile per gli operatori di telecomunicazione, il Rapporto stima per il 2021, un valore di 1,1 miliardi di euro disponibili per il servizio del debito finanziario, per il pagamento delle imposte e per la remunerazione degli azionisti, contro i 10,5 miliardi di euro del 2010.
Per il 2022 i relatori si aspettano un ulteriore peggioramento, dato dall’aumento di una serie di costi “non comprimibili”, come l’energia e l’inflazione, oltre al pagamento della maxirata per le frequenze 5G, di oltre 4 miliardi di euro.
Il Rapporto tocca anche l’ambito della formazione interna, evidenziando come, dal 2020 al 2025 sia stata prevista la formazione di circa il 100% di dipendenti in più all’anno, con l’erogazione di 4 o 5 giornate in media di formazione per persona, con una spesa complessiva di circa 110 milioni di euro.
Nel dettaglio, nel 2021 quasi 56mila persone sono state coinvolte in attività di upskilling e reskilling, pari al 94% del totale complessivo dei lavoratori del settore, contando in media 12 giornate di formazione per ciascun lavoratore.
Allo stesso tempo, il Rapporto evidenzia anche una problematica relativa al recruiting esterno, dovuta a una carenza in Italia di laureati in discipline STEM, prevedendo nel periodo tra il 2022 e il 2026 un mismatch annuale tra domanda e offerta di circa 13.000 persone.
Una problematica sentita anche dalla filiera delle telecomunicazioni, visto come la ricerca evidenzia che il 60% delle imprese del settore, lamenta una mancanza sul mercato delle professionalità richieste.
Centrale per il Rapporto, inoltre, è il tema dello Smart Working, adottato, secondo la ricerca, già da metà delle aziende del settore anche prima dell’arrivo della pandemia, a cui è seguita una crescita di adesione a soluzioni di questo tipo del 43%.
Secondo il report, circa l’80% delle imprese della filiera TLC, dichiara di aver già adottato modelli di Smart Working personalizzati, che a detta dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, consentono di riscontrare benefici per i dipendenti e le aziende, sia di natura economica, con un risparmio di 3.100 euro a lavoratore, che ambientale, con un risparmio sulle emissioni di CO2 pari a 450kg per lavoratore.
Editing Mattia Castro
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