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Franco Bassanini, Open Fiber: rete unica neutrale e controllata solo dallo Stato

Il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, ha ribadito la sua opinione sulla questione portata avanti dal governo e da Tim, per accelerare il processo di creazione di una rete unica.

In diverse occasioni, il Presidente di Open Fiber ha evidenziato la necessità di una rete unica neutrale e non integrata verticalmente, che potesse offrire parità di accesso a tutti gli operatori interessati. Lo scenario opposto che vedrebbe il controllo da parte di TIM rappresenterebbe invece per Bassanini un ritorno al monopolio dell’infrastruttura unica.

Adesso, in un intervento scritto per il Corriere della Sera e pubblicato il 9 agosto 2020, Bassanini ha palesato il suo pensiero, secondo cui l’ipotetica rete unica dovrebbe essere condivisa da tutti gli operatori di telecomunicazioni, dovrebbe essere neutrale e non integrata verticalmente o controllata dall’incumbent Telecom Italia.

Secondo il presidente di Open Fiber, quindi, il solo modello praticabile risulta essere quello di una rete unica neutrale, non controllata da una Telco ma condivisa da tutte. Si tratterebbe dunque di una public company, o una rete controllata dallo Stato, che sarebbe anche garante della sua sicurezza. In alternativa a questo modello prospettato, Bassanini non vede altro che la competizione infrastrutturale tra i due operatori, con tutti i pro e i contro del caso.

Franco Bassani ha affermato inoltre come l’obiettivo comune di tutti gli interessati all’operazione sia quello di velocizzare il processo di ammodernamento della rete nazionale, che soprattutto negli ultimi mesi ha mostrato i suoi limiti, portando alla luce quanto la piaga del divario digitale sia ancora in grado di impattare su competitività, accesso ai servizi e opportunità.

Sulla questione, il Presidente di Open Fiber si è infatti espresso così:

Sull’obiettivo tutti concordano: del resto anche il lockdown ha confermato quanto una infrastruttura ‘a prova di futuro’, sia decisiva per la crescita e la competitività del Paese, ma anche per l’istruzione, la salute, la sicurezza, la qualità della vita. Anche sullo strumento (una infrastruttura unica che eviti la duplicazione di investimenti nelle aree più redditizie e il digital divide nelle altre) si registra un coro di consensi: tra le forze politiche, gli operatori (Tim, Vodafone, Fastweb, Wind, Sky), i soggetti finanziari e industriali coinvolti (Cdp, Enel, Vivendi).

Anche in passato, Bassanini si era espresso in maniera favorevole sull’idea di un’infrastruttura unica, Aggiungendo però che il monopolio di TIM avrebbe spinto l’azienda a evitare investimenti sul rinnovamento della sua fibra per restare il più a lungo possibile con la rete in rame che aveva costruito. La vera competizione dunque, per Bassanini, sarebbe iniziata proprio con la nascita di Open Fiber nel 2016.

Se da un lato Asati ha ribadito la sua contrarietà alla nascita di una newco senza il controllo di Tim, i sindacati invece hanno auspicato il rapido raggiungimento di un accordo tra Open Fiber e Tim per la nascita di una nuova impresa che inglobi le reti esistenti e garantisca parità di accesso agli altri operatori.

Per quanto riguarda l’operazione di Tim per FiberCop, anche l’Agenzia internazionale Fitch Ratings ha espresso il suo parere, evidenziando la possibilità di un’erosione del profilo operativo del Gruppo in assenza del consolidamento con Open Fiber per la rete unica. Come noto, l’AD di TIM Luigi Gubitosi è già in trattativa con il Governo per comprendere come inserire l’operazione su FiberCop nella cornice del progetto sulla rete unica.

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