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Telecontact, da TIM a DNA: dopo sciopero e nuovi incontri i Sindacati restano contrari

Nelle ultime settimane è esploso il caso Telecontact, l’azienda di call center controllata da TIM, coinvolta in un progetto di cessione al Gruppo Distribuzione nell’ambito della creazione della nuova società DNA, iniziativa che ha portato allo sciopero e alle proteste dei lavoratori, con i Sindacati che, anche dopo i recenti incontri, ribadiscono la loro contrarietà.

Telecontact è una società interamente controllata dal Gruppo TIM, che da circa 25 anni si occupa della gestione della clientela dell’operatore telefonico, con sedi a Caltanissetta, Catanzaro, Napoli, Roma, L’Aquila, Milano, Ivrea e Aosta.

Le Organizzazioni Sindacali hanno comunicato lo scorso 24 Ottobre 2025 di aver ricevuto la notifica dell’operazione che prevede la cessione di Telecontact da TIM al Gruppo Distribuzione.

Cosa prevede il progetto di cessione di Telecontact da TIM a Gruppo Distribuzione

In particolare, il progetto presentato ai Sindacati prevede il conferimento dell’intero ramo di azienda Telecontact, che interessa 1591 lavoratrici e lavoratori, e di un ramo di azienda di Gruppo Distribuzione con altri 1789 lavoratori, a una società di nuova costituzione controllata da Gruppo Distribuzione, denominata DNA S.r.l.

Quindi, questa operazione di aggregazione interesserà complessivamente 3380 lavoratori, che confluirebbero in DNA.

L’obiettivo della operazione societaria, sarebbe, secondo le dichiarazioni delle aziende interessate riportate dai Sindacati, di realizzare un processo di transizione occupazionale attraverso l’attuazione un percorso di formazione e riqualificazione dei lavoratori coinvolti verso la digitalizzazione della pubblica amministrazione, con un partenariato con Poste Italiane (non meglio specificato), oltre alla prosecuzione di quanto già in essere in TIM, rispetto alla Vertical Energy, e le attività dei servizi di customer di TIM in essere.

Il piano dichiarato dalle aziende avrebbe la finalità di gestire gli effetti della crisi di settore, in continuo calo di volumi in ambito assistenza alla clientela, salvaguardando l’occupazione attraverso un adeguamento delle competenze personali nell’ambito di nuove attività legate ai processi di digitalizzazione.

Come era stato sottolineato dai Sindacati, le aziende coinvolte avevano già avviato le procedure per ottenere l’accesso ai fondi pubblici destinati alle aggregazioni di imprese con oltre 1000 dipendenti: tuttavia, per ricevere i fondi pubblici è necessaria la condivisione sindacale, espressa con un accordo tra le parti.

A questo proposito, i Sindacati si sono sin da subito opposti all’operazione di cessione di Telecontact da parte di TIM, ritenendola a tutti gli effetti un’esternalizzazione del personale di customer care, con i relativi rischi per i livelli occupazionali.

Le Organizzazioni Sindacali hanno quindi dichiarato di voler scongiurare l’uscita dei lavoratori di Telecontact dal perimetro occupazionale del Gruppo TIM, ed il conseguente passaggio in una società a responsabilità limitata, con 10mila euro di capitale sociale, operante in outsourcing, temendo per le prospettive e garanzie per i lavoratori.

Inoltre, i Sindacati hanno comunicato di non essere disponibili a trattare gli accordi necessari allo sblocco degli incentivi ministeriali, su cui secondo le Organizzazioni si fonda lo stesso piano industriale di DNA.

Gli incontri con esito negativo tra le aziende e i Sindacati e lo sciopero dei lavoratori Telecontact

Tra fine Ottobre e inizio Novembre 2025, anche nell’ambito delle procedure di raffreddamento, si sono svolti alcuni incontri tra le aziende coinvolte, quindi TIM, Telecontact e Gruppo Distribuzione, e le Organizzazioni Sindacali.

Dopo i primi incontri con esito negativo, il 5 Novembre 2025, con un incontro al Ministero del Lavoro, è stato esperito l’ultimo passaggio formale previsto dalle procedure di raffreddamento, tentativo anch’esso chiuso con esito negativo, in quanto TIM ha confermato la volontà di procedere con l’operazione di cessione di Telecontact.

I Sindacati hanno inoltre denunciato la mancanza di autonomia funzionale, gestionale e decisionale di Telecontact, in quanto TIM non ha solo presenziato alla riunione presso il Ministero del Lavoro, ma è stato interlocutore unico dello stesso Ministero, come anche delle Segreterie Nazionali.

In seguito all’esito negativo dell’incontro del 5 Novembre 2025, i Sindacati hanno proclamato una giornata di sciopero per i lavoratori Telecontact, che si è svolta lo scorso 17 Novembre 2025, con adesione quasi totale del personale dell’azienda del Gruppo TIM, seguita dall’astensione dal lavoro per due ore a fine turno fino al 16 Dicembre 2025.

Lo sciopero è stato accompagnato da presidi e mobilitazioni nelle città in cui Telecontact ha sede. Inoltre, il 17 Novembre 2025 i Sindacati e i lavoratori di Telecontact hanno protestato con una manifestazione organizzata a Roma, presso la sede di Poste Italiane (primo azionista di TIM).

Nuovo incontro al Ministero, i Sindacati ribadiscono la loro contrarietà

Dopo lo sciopero, lo scorso 24 Novembre 2025, presso la sede del Ministero del Lavoro, anche alla presenza dei rappresentanti del MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy), si è svolto l’incontro relativo a quanto previsto dalla procedura per gli incentivi Ministeriali (Articolo 4-ter, comma 1, del Decreto-legge 4/2024) chiesto dalla società neocostituita DNA, relativamente all’aggregazione di Telecontact e del ramo di assistenza telefonica alla clientela di Gruppo Distribuzione.

All’incontro, nonostante non destinataria della convocazione ministeriale, era comunque presente la dirigenza del Gruppo TIM, mentre era assente quella di Telecontact.

Al Ministero erano presenti anche le Organizzazioni Sindacali del settore Telco, in particolare SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL e UGL Telecomunicazioni.

Durante questo nuovo incontro, la società DNA ha illustrato il suo progetto di aggregazione delle attività di Telecontact e Gruppo Distribuzione, che avrebbe l’obiettivo di creare sinergie industriali, sfruttando le opportunità offerte dalla normativa che aiuta processi di fusione e favorisce la decontribuzione.

La trasformazione del settore dell’assistenza alla clientela, attraverso un investimento in formazione per riqualificazione, è uno dei punti condivisi tra Asstel e Organizzazioni Sindacali, ma secondo i Sindacati non è attraverso “progetti senza respiro prospettico ed industriale” che si persegue l’obiettivo della tenuta occupazionale del settore.

Pertanto, le Organizzazioni Sindacali del settore TLC hanno ribadito la loro totale contrarietà al trasferimento dei lavoratori Telecontact dal Gruppo TIM alla neocostituita DNA Srl di Gruppo Distribuzione, affermando come il piano industriale sia “fumoso, basato su auspici e speranze, che non fanno altro che confermare le forti perplessità sulla tenuta complessiva del progetto presentato da DNA”. A detta dei Sindacati, tra gli elementi del piano ci sarebbe anche la progressiva uscita di TIM come committente.

Dunque, i Sindacati hanno dichiarato al Ministero del Lavoro la loro totale indisponibilità ad un accordo che preveda la cessione di Telecontact all’esterno del Gruppo TIM, in quanto ritengono che, a dispetto delle dichiarazioni di DNA al tavolo, la miglior garanzia prospettica per le lavoratrici ed i lavoratori sia quella di rimanere all’interno del Gruppo TIM.

Nonostante la dichiarata indisponibilità sindacale, è stata comunque prevista una ulteriore convocazione, in sede ministeriale, per il giorno 10 Dicembre 2025.

In ogni caso, secondo quanto riportato, il Gruppo TIM e il Gruppo Distribuzione hanno dichiarato in sede ministeriale di voler al progetto DNA, con il conferimento di Telecontact, con o senza gli incentivi pubblici, che come detto necessiterebbero di un accordo che i Sindacati non sono disposti a sottoscrivere.

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