Open Fiber e TIM: la posizione dei sindacati sull’integrazione della rete
Ancora commenti in merito al progetto di integrazione della rete tra TIM e Open Fiber per evitare la duplicazione degli investimenti. Anche alcune organizzazioni sindacali hanno espresso il loro parere sul contesto attuale, in relazione anche allo stato di arretratezza del Paese sulla fibra.
Le discussioni tra le parti non sembrano ancora aver raggiunto una soluzione chiara. In occasione dell’Assemblea degli azionisti, Enel stessa (azionista al 50% di Open Fiber) ha dichiarato il mese scorso di essere aperta a qualsiasi opportunità che possa contribuire alla creazione di valore, evitando di esprimersi nel merito del progetto di integrazione.
Luigi Gubitosi, AD di TIM, nell’ultima conferenza per la presentazione dei risultati finanziari ha invece evidenziato che dovrà essere il Governo a decidere cosa fare con la rete. Nel complesso, Gubitosi ritiene però che il contesto politico sia sempre più favorevole a una rete unica, sebbene non sono stati forniti aggiornamenti sulle trattative per questioni di riservatezza.
Il silenzio degli ultimi mesi era stato interrotto a fine Aprile 2020 da alcune dichiarazioni di Gubitosi stesso in risposta alle domande di ASATI, in cui l’Amministratore Delegato di TIM reputava il modello wholesale only di Open Fiber “fallimentare” in ogni contesto di applicazione.
Non si era fatta attendere la risposta di Open Fiber, che aveva evidenziato i vantaggi riconosciuti in Europa per il modello applicato, accusando TIM di essere responsabile del ritardo in cui si trova il Paese.
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Adesso, anche alcune organizzazioni sindacali hanno commentato la situazione attuale e l’operato di Open Fiber.
Ad esempio, secondo Riccardo Saccone di Slc Cgil, la costruzione di due reti in fibra in Italia rappresenterebbe uno spreco eccessivo e senza utilità pratica per il Paese. La soluzione, ritiene Saccone, è quella di ridare a TIM il ruolo che le compete, nonostante in passato la sua governance debole abbia costituito “forse più una parte del digital divide che la soluzione”.
Nonostante ciò, il Segretario Nazionale di Slc Cgil ritiene che l’esperienza di Open Fiber possa essere comunque valorizzata favorendone la confluenza in TIM, permettendo così al settore pubblico di avere voce in capitolo su un’infrastruttura cruciale per il Sistema Paese.
Maurizio Landini, Segretario della Cgil, ritiene che TIM e Open Fiber vadano unite per fornire la giusta spinta al digitale dopo la privatizzazione “disastrosa” di TIM. Secondo Landini sarebbe un atto di lungimiranza unire le attività di due società che fanno essenzialmente lo stesso lavoro, coprendo spesso comuni con due infrastrutture diverse.
Il parere è condiviso anche da Giorgio Serao di Fistel Cisl che rimarca ulteriormente la necessità di orientare gli investimenti pubblici e privati su un’unica rete, in quanto la concorrenza tramite reti di proprietà sul fisso risulterebbe inverosimile visti i costi della tecnologia FTTH.
Secondo Serao, la competizione sulla fibra si dovrà fare “con regole di accesso uguali per tutti e soprattutto deve essere realizzata su servizi a valore e di qualità sia per il mondo consumer che per le imprese”.
Allo stesso modo, anche Salvo Ugliarolo, Segretario di Uilcom Uil, ha auspicato la nascita di una sola infrastruttura con il Governo nel ruolo di garante degli investimenti. Il Segretario ha anche sottolineato che dopo la “privatizzazione selvaggia” di TIM, la politica ha continuato a sbagliare con la creazione di Open Fiber, il cui progetto di realizzare una seconda rete si sarebbe rivelato fallimentare.
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