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AGCOM diffida TIM a rispettare il divieto di utilizzo dei dati acquisiti con l’accordo quadro MNP per fini commerciali

Nel Giugno del 2017, PosteMobile aveva segnalato all’AGCOM alcune presunte condotte illecite poste in essere da TIM nella formulazione di offerte selettive rivolte ai propri clienti. Oggi, l’Autorità ha comunicato la sua delibera.

Il risultato è la diffida nei confronti di TIM a rispettare il divieto di utilizzo, per fini di contatto commerciale, dei dati e delle informazioni acquisite attraverso l’accordo quadro MNP, e in particolare, “del database in uso ai fini della corretta gestione della MNP e dei conseguenti instradamenti”.

La segnalazione di PosteMobile era il riflesso del timore che TIM volesse escludere dal mercato l’operatore virtuale proponendo offerte a condizioni economiche eccezionalmente convenienti, considerate da PosteMobile incompatibili e non giustificabili. Anche la successiva segnalazione del 10 Ottobre 2017 evidenziava il persistere di tali presunte condotte illecite.

Stando a PosteMobile, le campagne commerciali aggressive erano caratterizzate da un focus nei confronti dei clienti degli operatori mobili virtuali, da un brevissimo intervallo di tempo per la sottoscrizione e dall’indisponibilità del materiale informativo.

TIM ha però precisato di non avere infranto la normativa sulla privacy, e le campagne citate da PosteMobile sono praticate esclusivamente nei confronti di ex clienti TIM, che prima della cessazione del contratto avrebbero prestato il proprio consenso alla contattabilità commerciale.

In altri termini, si tratterebbe di offerte winback che giustificherebbero quindi una strategia di prezzo più aggressiva.

Le liste dei clienti contattabili quindi, secondo la dichiarazione di TIM, derivano principalmente dagli elenchi telefonici, dai database di TIM, oppure dalle basi dati acquistate da soggetti terzi titolari del trattamento dei dati personali in esse contenute.

Inoltre, TIM rigetta le accuse di PosteMobile circa l’eventualità di un utilizzo di informazioni privilegiate riguardanti i profili di consumo dell’utenza: i sistemi informatici aziendali non consentirebbero infatti di visualizzare i dati di traffico dei clienti che hanno cessato il contratto. Insomma, TIM sostiene che non sia stata effettuata alcun’analisi o profilazione degli ex clienti da contattare.

La valutazione dell’AGCOM parte dal fatto che, in base a quanto documentato, nella fase preistruttoria non sono emersi elementi sufficenti per rilevare un qualsivoglia intento escludente da parte di TIM nei confronti di PosteMobile. La prassi del winback è infatti “di uso generalizzato da parte degli MNO e da molti anni”.

Tuttavia, l’AGCOM ha rilevato che un profilo particolarmente delicato è quello relativo all’uso dei dati di rete e dei gateway per la MNP, per la realizzazione delle liste di clienti a cui proporre offerte Winback.

Questo utilizzo, sostiene l’Autorità, “confligge con il divieto sancito dal Codice di utilizzare informazioni ottenute nei rapporti di interconnessione per l’effettuazione di offerte commerciali”.

L’articolo 41, comma 3, dispone infatti l’obbligo per gli operatori che ottengono informazioni da un altro operatore prima, durante o dopo il negoziato sugli accordi in materia di accesso o di interconnessione, di utilizzare tali informazioni esclusivamente per i fini per cui sono state fornite. Vanno inoltre osservati gli obblighi di riservatezza delle informazioni trasmesse o memorizzate, che non vanno trasmesse a terze parti.

Per questa ragione, verificata una situazione di mancato adeguamento alle previsioni di cui all’articolo 41, comma 3, l’AGCOM diffida TIM a rispettare il divieto di utilizzo dei dati acquisiti tramite l’accordo quadro MNP per fini commerciali.

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