Telco Italia, Focus Bilanci 2019-2023: 6,7 miliardi di euro di investimenti nel 2023
Nella giornata di oggi, 30 Aprile 2025, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha pubblicato il “Focus Bilanci 2019 – 2023”, in cui vengono riportate le principali evidenze contabili, relative al periodo che va dal 2019 al 2023, delle aziende attive nei settori di interesse dell’Autorità, fra cui quello delle telecomunicazioni.
Il “Focus Bilanci 2019-2023” (ecco il documento completo) dell’AGCOM raccoglie e analizza i dati relativi a circa 130 tra le principali imprese operanti nei settori delle comunicazioni elettroniche, dei servizi di corrispondenza e consegna pacchi, televisivo e dell’editoria quotidiana e periodica (il report si basa su informazioni contabili desumibili dai bilanci d’esercizio delle imprese e fornisce un insieme informativo che si differenzia da analoghe analisi condotte dalla stessa Autorità).
Il rapporto fotografa i settori di interesse istituzionale dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, analizzando le principali grandezze economiche e patrimoniali esposte nei bilanci relativi agli ultimi cinque esercizi.
Per quanto riguarda il settore delle comunicazioni elettroniche, nel periodo in esame, dal 2019 al 2023, sono state analizzate le seguenti 52 aziende: 2Bite, Acantho, Aruba, Asco TLC (fino al 2022), BBBell, BT Italia, Compagnia Italia Mobile, Colt Technology Services, Connesi, Daily Telecom Mobile, Digi Italy, Dimensione, Eolo, Estra, FastAlp, Fastweb, Fidoka, Go Internet, Green TLC, Hal Service, Iliad, Infranet, Intred, Irideos, ISI Line, Konverto, Linkem (fino al 2021), Lycamobile, Maxfone, Micso, Mynet, Net Global (4All), Open Fiber, OpNet, Orange Business Italy, Planetel, PostePay (limitatamente all’attività di telefonia), Qcom (per il solo 2019), Retelit, Siportal, Skylogic, Stel, Tecnotel ST, TI Sparkle, TIM, Tiscali Italia, TWT (fino al 2022), Unidata, Verizon Italia, Vianova, Vodafone Italia, Wind Tre.
COMUNICAZIONI ELETTRONICHE
I ricavi complessivi delle principali aziende che operano nel settore delle comunicazioni elettroniche (nella presente analisi ne sono incluse circa 50) sono diminuiti, tra il 2019 e il 2023, ad un tasso medio annuo dello 0,9% passando da 29,9 a 28,8 miliardi di euro: complessivamente la contrazione nel periodo è stata del 3,6%. Tuttavia, nel corso del 2023 si osserva una crescita dell’1,3% rispetto al 2022.
Il margine operativo lordo complessivo delle imprese analizzate, tra il 2019 e il 2023, passa dal 38,5% al 23,3% dei ricavi: il valore medio annuo è pari al 30%.
Nell’ultimo anno, la capacità del settore di generare ricchezza dalla gestione operativa si mantiene sostanzialmente sui livelli del 2022, registrando una lieve flessione di 1 punto percentuale.
Tra il 2019 e il 2023, l’indicatore dell’incidenza del ricorso ai mezzi propri, misurato come rapporto tra patrimonio netto e totale passività, per le imprese considerate nell’analisi si attesta su un valore medio annuo del 28,4%, mostrando un andamento negativo sia relativamente all’intero quinquennio (-1,6 p.p.) sia su base annua (-1,8 p.p.).
La percentuale media annua degli investimenti sui ricavi nel periodo è pari al 25,7%; sebbene nel 2022 si sia registrata una contrazione dal 26,7% al 23,5%, nel 2023 il tasso è rimasto stabile rispetto all’anno precedente. Complessivamente, le imprese analizzate nel 2023 hanno effettuato investimenti per un totale di 6,7 miliardi di euro.
Nel corso dell’intero periodo considerato, il flusso finanziario generato dall’attività operativa in rapporto ai ricavi è stato mediamente pari al 23,8% annuo: dopo aver registrato un trend negativo nel 2021 e 2022, nel 2023 il valore è ripreso a crescere (da 13,3% a 20,6%).
A fine 2023, gli addetti diretti nel settore risultano essere circa 56.000, con una riduzione nell’ultimo anno di poco meno di 2.700 unità lavorative.
Va ricordato che la tendenza alla riduzione degli addetti è in atto da tempo (nel 2019 gli organici del comparto risultanti dal campione di imprese considerato erano, in termini omogenei, circa 62.800); tale flessione è dovuta in prevalenza ai processi di riorganizzazione aziendale che hanno interessato, nel periodo considerato, alcuni tra i principali operatori storici, in particolare TIM.
Allo stesso tempo, la progressiva infrastrutturazione e crescita degli operatori che più di recente sono entrati sul mercato, sia nel segmento retail sia in quello wholesale, hanno avuto come effetto quello di attenuare tale tendenza negativa.
Tratto dal Comunicato Stampa AGCOM
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