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Si inasprisce la guerra tra Fondo Elliott e Vivendi: le dimissioni dei consiglieri spezzano le alleanze di minoranza

La guerra tra il Fondo Elliott e Vivendi continua ad inasprirsi dopo la riunione del Consiglio di Amministrazione del 22 Marzo 2018 che ha visto le dimissioni a sorpresa dei Consiglieri in quota Vivendi e di altri membri indipendenti del board.

Secondo il Fondo Elliott, si tratta di una mossa ben architettata per contrastare l’iniziativa del fondo, che, con quote pari al 5% del totale, stava tentando di inserire nel Consiglio alcuni membri di fiducia, da sostituire a quelli di Vivendi.

Invece, con le dimissioni dei Consiglieri Vivendi, seguendo le norme di legge e lo Statuto della società, occorrerà ricostituire interamente il CdA, e ciò potrebbe indebolire il Fondo Elliott: era indispensabile per il colosso di Paul Singer l’appoggio di Assogestioni, l’associazione italiana delle società di risparmio, che adesso potrebbe nominare i propri amministratori.

Paul Singer, fondatore del Fondo Elliott

Per questo motivo, rende noto il quotidiano La Repubblica, il Fondo Elliott ha presentato un esposto alla Consob, scagliandosi contro Vivendi, colpevole di avere posticipato l’assemblea al 4 Maggio e di aver spezzato le alleanze di minoranza, per vedere trionfare ancora la propria quota del 23.4%.

Nel frattempo, TIM con comunicato ufficiale ha annunciato di aver preso atto della decisione assunta dal Consiglio di Amministrazione e di aver accettato l’integrazione dell’ordine del giorno della prossima assemblea, suggerita dal Fondo Elliott.

I punti di integrazione prevedono in primo luogo la revoca degli amministratori, nella misura necessaria e in funzione della cronologia delle dimissioni avvenute nella riunione del 22 Marzo, e la nomina di sei nuovi amministratori nelle persone di Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Paola Giannotti De Ponti, Luigi Gubitosi, Dante Roscini e Rocco Sabelli, in sostituzione dei cessati Arnaud Roy de Puyfontaine, Hervè Philippe, Frédéric Crépin, Giuseppe Recchi, Félicité Herzog e Anna Jones.

Amos Genish, Amministratore Delegato di TIM.

La mossa di Vivendi ha indubbiamente scosso il mercato azionario, che concorda nel vedere le dimissioni del 22 Marzo 2018 come un tentativo di spezzare le alleanze di minoranza. In tal senso, il Fondo Elliott ha commentato con amarezza la scelta del gruppo francese, considerato incapace di avanzare argomentazioni valide contro le idee della minoranza attivista. Il CdA, continua il Fondo, ha semplicemente abbandonato le proprie postazioni, una decisione cinica e a proprio esclusivo vantaggio, poiché ritarderà il diritto dei piccoli soci di esprimere il proprio parere in assemblea.

Adesso bisogna attendere i risvolti della situazione e l’esito della prossima assemblea, mentre le minoranze dovranno decidere se continuare a collaborare. Intanto, il quotidiano Milano Finanza riporta il parere degli analisti di Berenberg Bank, i quali sostengono che Vivendi e Amos Genish sono in disaccordo essenzialmente sull’effettiva necessità di un’operazione di quotazione della rete e sui tempi necessari per renderla possibile. Il Fondo Elliott non era inizialmente interessato a estromettere l’ad di TIM Amos Genish, ma adesso, stando agli analisti, la minoranza dovrà ideare rapidamente un nuovo piano industriale che coinvolga un nuovo amministratore delegato.

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