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Cabine telefoniche, TIM ha avviato la dismissione: addio a 15mila postazioni entro il 2023

Nelle ultime settimane TIM ha avviato la dismissione della quasi totalità delle vecchie cabine telefoniche presenti sul territorio nazionale e ormai cadute in disuso da diversi anni, la cui rimozione è stata annunciata tramite degli appositi cartelli e sarà completata progressivamente entro la fine del 2023.

Anche se da diversi anni ormai l’utilizzo delle postazioni di telefonia pubblica stradale in Italia si è drasticamente ridotto, i pochi esemplari rimasti dovevano rimanere attivi per legge, essendo TIM obbligata a garantire il servizio pubblico.

Tuttavia, come già raccontato da MondoMobileWeb, attraverso la delibera AGCOM 98/23/CONS pubblicata il 23 Maggio 2023, ma risalente allo scorso 19 Aprile 2023, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha reso nota la nuova regolamentazione relativa al servizio di telefonia pubblica.

In base alle indicazioni raccolte, l’Autorità, in linea con quanto stabilito dall’articolo 97 del Codice delle Comunicazioni Elettroniche, ha ritenuto non più necessario continuare a garantire la disponibilità, nell’ambito degli obblighi del servizio universale, delle postazioni di telefonia pubblica stradale.

Dunque, con questo provvedimento dell’AGCOM, TIM non è più tenuta a rispettare alcun criterio di distribuzione delle postazioni di telefonia pubblica stradale sul territorio nazionale, né tantomeno determinate condizioni economiche.

Tuttavia, l’AGCOM ha ritenuto ancora necessario che TIM continui garantire la disponibilità delle cabine telefoniche nei luoghi di rilevanza sociale (quali ospedali e strutture sanitarie equivalenti, con almeno 10 posti letto, carceri, caserme, con almeno 50 occupanti), tramite un servizio telefonico che abbia le caratteristiche tipiche dei servizi pubblici: disponibilità per chiunque ne faccia richiesta e condizioni economiche regolate.

L’affissione degli avvisi di TIM per l’avvio della rimozione

Nell’ultima conference call del Gruppo TIM del 3 Agosto 2023, in cui sono stati presentati i risultati finanziari del secondo trimestre del 2023, l’Amministratore Delegato Pietro Labriola ha sottolineato che TIM ha anticipato di 3 anni la chiusura di oltre 15mila cabine telefoniche pubbliche, in quanto sarà completata entro la fine del 2023 invece che entro il 2026 come comunicato precedentemente.

In questo senso, già da alcune settimane l’operatore ha avviato la dismissione di molte cabine telefoniche presenti sul territorio italiano.

Come previsto dalla delibera che ha dato il via libera a TIM, se sussistono le condizioni per poter dismettere una cabina telefonica, fra cui ad esempio la presenza di copertura di rete mobile in corrispondenza della postazione, almeno 30 giorni prima della dismissione di una postazione telefonica pubblica stradale coperta da segnale radiomobile, TIM deve affiggere all’esterno della postazione da dismettere un cartello adesivo, in cui deve essere specificata la data di affissione, la data di dismissione e altre informazioni utili per la cittadinanza.

Ed infatti, nelle ultime settimane in diverse città sono cominciati a comparire i cartelli di avviso della dismissione su molte delle cabine telefoniche rimaste.

A titolo di esempio, nella città di Catania, in molte delle cabine rimaste, l’avviso di dismissione risulta essere stato affisso dal 26 Luglio 2023, mentre la data a partire dalla quale le cabine telefoniche saranno dismesse è il 26 Agosto 2023, rispettando così i 30 giorni di preavviso.

Foto MondoMobileWeb.

La dismissione avverrà gradualmente, ed infatti, nonostante sia già passata la data di dismissione presente nell’avviso, alcune cabine sono ancora in attesa di essere rimosse.

Lo stesso sta avvenendo anche in altre città, con date che ovviamente variano a seconda della data in cui è stato affisso l’avviso, per cui ad esempio in altre località la rimozione comincerà a partire dai primi giorni di Settembre 2023, mentre in alcuni casi le cabine sono state già rimosse.

Come stabilito dalla delibera dell’AGCOM, la rimozione delle postazioni telefoniche pubbliche stradali è da intendersi completata solo dopo il distacco dell’alimentazione elettrica, la rimozione dell’apparecchio telefonico e della struttura/cabina esterna, lo smaltimento o l’alienazione dei materiali e il ripristino dello stato dei luoghi.

La storia della cabina telefonica in Italia

In Italia la prima cabina telefonica pubblica fu installata nel Febbraio del 1952, precisamente a Milano, in Piazza San Babila.

Da allora, le postazioni di telefonia pubblica si sono moltiplicate sempre di più: nel 1952 la cabina telefonica divenne oggetto di normativa, quando si volle assicurare la presenza di collegamenti telefonici in particolari luoghi, quali ad esempio comuni di ridotte dimensioni, frazioni distanti dal comune principale, rifugi di montagna, stazioni ferroviarie distanti dai centri abitati.

In questi oltre 70 anni di storia le cabine telefoniche hanno permesso a diverse generazioni di mantenere i contatti con amici e parenti distanti. Infatti, per molto tempo le cabine telefoniche sono state l’unico strumento per poter comunicare a distanza.

Dopo quasi cinquant’anni, nel 2001, in un momento in cui probabilmente cominciavano ad essere utilizzate sempre meno per via dell’avvento dei telefoni cellulari, l’AGCOM definì i criteri con i quali procedere alla collocazione delle cabine telefoniche su tutto il territorio nazionale, dando priorità ad ospedali, carceri e caserme, e con particolare attenzione per l’installazione nei luoghi raggiungibili da handicappati.

Questi criteri avevano reso l’Italia il Paese con più alto numero di postazioni telefoniche fisse per abitanti in Europa, con una postazione ogni 450 abitanti, per un totale di circa 130.000 apparecchi su tutto il territorio nazionale.

Le cabine telefoniche in Italia hanno subito anche diverse trasformazioni tecnologiche prima del modello Digito, attualmente presente nei punti in cui la rimozione non è ancora avvenuta. Dai telefoni con combinatore a disco si è passati ai primi telefoni con tastiera, tra cui il più recente Rotor.

TIM

Alla trasformazione tecnologica degli apparecchi si accompagnava il cambiamento nella modalità di pagamento: se inizialmente si doveva inserire l’apposito gettone, dopo il 2001 Telecom li sostituisce con le schede telefoniche da 2.000 lire, fino poi all’avvento dell’euro.

Proprio i primi anni duemila sono stati quelli che hanno cominciato a segnare il declino dell’utilizzo delle cabine, spesso oggetto di atti di vandalismo. Il 31 Dicembre 2001 è stato prodotto l’ultimo gettone telefonico, mentre nel 2018 è stata messa in commercio l’ultima scheda telefonica, diventati oggetto di interesse per i collezionisti.

Con la delibera 31/10/CONS del 4 Febbraio 2010 l’AGCOM approvava la richiesta da parte di TIM, come impresa di servizio universale, di effettuare una revisione degli obblighi di fornire agli utenti il servizio di telefonia da una postazione fissa.

Da allora è partita la graduale rimozione della quasi la totalità delle cabine telefoniche di TIM (fatta salva la possibilità di opporsi nei 30 giorni successivi all’apposizione del cartello di rimozione), pur mantenendo quelle in zone di necessità.

Negli ultimi anni, prima di arrivare alla definitiva dismissione, si era pensato di riutilizzare le postazioni di telefonia pubblica con progetti per renderle smart o per realizzare collegamenti Wi-Fi ad internet.

I progetti di riconversione alla fine non hanno preso piede e si è dunque arrivati alla totale rimozione avviata in queste settimane per le ultime postazioni superstiti.

Come riportato nella delibera che ha autorizzato TIM alla dismissione, una delle motivazioni che ha portato a questa decisione è la drastica diminuzione dell’uso delle cabine telefoniche: infatti, dal 2019 al 2021 il numero di chiamate annuo per postazione si è ridotto del 57% circa passando da 277 chiamate a 118 chiamate.

Inoltre, nel 2022 il 99,2% delle postazioni risultava coperto da una rete di telefonia mobile di TIM in tecnologia 2G, 4G o 5G.

L’AGCOM ha sottolineato che l’analisi di questi dati ha confermato quanto già emerso dalle indagini degli anni scorsi, e cioè una riduzione della domanda relativa al servizio di telefonia pubblica stradale e allo scarso uso e interesse mostrato dalla popolazione verso tale servizio, il quale non è più percepito come servizio indispensabile da parte dei cittadini.

Inoltre, l’Autorità ha tenuto conto anche del fatto che i servizi di telefonia mobile degli operatori nazionali sono in grado di garantire la stessa funzionalità in modo “più efficace e, probabilmente, meno oneroso per i consumatori”, anche considerando la copertura raggiunta dalle reti mobili italiane.

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